12/01/2022

L'estratto della tesi di Nicola Zengiaro che parla di Magal.

Nicola Zengiaro ha dedicato al lavoro da artigiana orafa di Magal un capitolo della sua tesi di laurea magistrale in Scienze Filosofiche all' Università di Verona in cui ha preso 110 e lode.

Margherita, onorata e commossa, lo ringrazio con tutto il cuore.

Qui potete leggere l' estratto della sua tesi " La Semiotica dell'ambiente. Una proposta teorica per indagare il segno."

  1. Post-scriptum: compenetrazione e stratificazione

«Alcuni elementi necessari al regolare funzionamento del corpo umano si trovano nelle sostanze inorganiche o minerali. Abbiamo circa 60 elementi minerali distribuiti nel nostro organismo, 22 dei quali sono considerati assolutamente necessari per la salute.

I minerali costituiscono circa il 5% del peso corporeo dell’essere umano. Sono sostanze che possediamo naturalmente nell’organismo ma, siccome il nostro corpo non le assimila, quando scarseggiano dobbiamo ingerirle. I principali minerali, ordinati secondo la quantità presente nel nostro corpo, sono: calcio, fosforo, potassio, zolfo, cloro, sodio, magnesio, ferro, zinco, iodio e fluoro, mentre altri come rame, manganese, selenio e molibdeno si trovano in minore quantità». (National Geographic 2020: 20)35

Durante la stesura della presente tesi mi sono interessato ai minerali e alle pietre, sia per una indagine teorica sia per compensare una mancata praticità del lavoro scritto. Ho contattato un’artigiana per poter lavorare con le mie mani alcune pietre e minerali preziosi. Durante questa mia ricerca pratica, ho potuto svolgere delle interviste a chi la materia inorganica la lavora, costruendo negli anni un rapporto tra ciò che l’artigiano può fare e quello che la materia gli permette di fare.

Esiste una sottilissima relazione che si instaura tra chi lavora la materia e la materia stessa. Nelle interviste svolte, infatti, gli artigiani hanno affermato di provare una silenziosa lavorazione da parte della materia stessa su di sé. Spesso, in riferimento alla

Foto dell’autore: Margherita Galla, artigiana della bottega Daniela Vettori di Vicenza, mentre lavora l’argento.
Foto dell’autore: Margherita Galla, artigiana della bottega Daniela Vettori di Vicenza, mentre lavora l’argento.

meteorologia, così come allo stato d’animo dell’artigiana, il materiale tende a lasciarsi lavorare o a porre alcune resistenze. La manualità con cui gli artigiani lavorano la materia grezza, detiene entro sé la possibilità di esperire in prima persona la relazione con l’inorganico e le influenze che esso riceve dall’ambiente e gli incontri. Lavorando in modo artigianale l’inorganico, come potrebbe essere per esempio l’argento, si comprende perfettamente quando un materiale pare essere più o meno predisposto alla lavorazione.

Si sottende, in tal modo, che ci sia una risposta alla progettazione e che tale risposta non provenga solamente dalla domanda “cosa può un corpo?”, ma altresì da “cosa, noi corpi, possiamo con altri corpi?”. La domanda non si erge sulla coscienza che retrospettivamente domanda a se stessa cosa può fare in relazione alla materia, bensì domandare alla relazione che si instaura che cosa può fare. È la relazione che va interrogata, al di là degli elementi di cui essa si compone. Chiedere ai corpi che cosa essi possono fare, significa fermarsi su di una individualità che è divenuta una singolarità37. Tuttavia, interrogare a questo proposito la relazione come termine singolare, significa spostarsi sulla composizione e comprendere a partire da essa i termini su ciò che hanno potuto fare qui e ora.

Magal e Nicola Zengiaro
Magal e Nicola Zengiaro

Un corpo, lo sappiamo, non può sempre attuare al medesimo modo (basta pensare alla decadenza del corpo nella vecchiaia o nella malattia). Però la relazione ci può dare una risposta su ciò che ha potuto quel corpo a partire dalle sue capacità attuali. In altre parole, invece di sapere che cosa può un corpo, e poi scoprire se questo suo poter fare- essere si è composto o decomposto in relazione ad altro, possiamo domandarci non solo cosa può attualizzare la relazione tra due corpi, ma altresì domandarci che cosa hanno potuto quei corpi in quel dato momento - e non in assoluto o in un frangente di tempo. Se dovessimo domandarci con legittimità “che cosa può un corpo?”, dovremmo chiedercelo in ogni istante perché la relazione che esso intrattiene con se stesso e l’ambiente è determinato su contrazioni e distensioni che sono in costante divenire.

Inoltre, chiedersi “che cosa può un corpo?” porta a domandarsi: in relazione a cosa? Cosa può in sé, staccato da ogni elemento circostante, come una monade solipsistica astratta e le sue capacità? Oppure bisogna chiedersi che cosa può un corpo in relazione a qualcosa d’altro (una pistola come una tempesta, un amore, la morte).

Quando si interroga la relazione si interroga un nodo all’interno di una maglia, qualche cosa che si è già dato, nonostante poi si rimetta in moto in altre relazioni. Interrogare il nodo, significa sì bloccare in qualche modo la relazione eterna che intrattiene la materia, ma vuol dire anche poter prendere atto di un’attualizzazione che prima non esisteva e che è emersa a partire da termini eterogenei. Con questo vogliamo in realtà portare l’attenzione sul fatto che interrogare la relazione invece dei termini significa domandarsi che relazione è l’umano, cosa può la molteplicità che si intreccia in un nodo assai labile come l’individuo umano. In tal senso, se intendessimo prendere atto dell’umano come relazione di una molteplicità, dovremmo prendere atto anche dell’inorganicità che ci compone.

Quindi, proponiamo di seguito due termini che ci possono aiutare nell’interrogare la relazione in sé. La prima, riguardante la materia organica, possiamo definirla attraverso la nozione di compenetrazione esistenziale. Quella che concerne la materia inorganica, invece, la chiameremo stratificazione esistenziale. La loro relazione sarà una compenetrazione stratificata della vyta.

  • La compenetrazione esistenziale è il risultato, come dice la parola, di una compenetrazione tra differenti materiali. Tale processo è dovuto ad una attività di crescita della vita attorno e dentro alle cose. La compenetrazione non è mai solo attiva o passiva, bensì indica come i due termini (tra cui uno necessariamente organico) permettano la compenetrazione e si modifichino a vicenda. Inoltre, il processo è un fenomeno fisico che è determinato dalla pressione dovuta ad una forza espressa dalla vita su di un elemento omogeneo o eterogeneo. L’effetto di questa crescita è quello della penetrazione. La compenetrazione esistenziale può essere colta come un fattore non esclusivamente fisico, poiché può avvenire a livello emotivo e mentale quale profonda partecipazione, sia essa derivante da una comprensione astratta o da un impulso inconscio. Un’azione empatica da parte di un mammifero verso un animale, un vegetale o un oggetto (per esempio un pupazzo), così come l’azione di rottura del marciapiede da parte della vita vegetale, partecipano alla nozione di compenetrazione esistenziale. Quest’ultima sottende ad un’attività di mescolanza.
Questo faggio mostra come un ramo più piccolo e uno più spesso, dopo un costante attaccamento, si siano compenetrati vicendevolmente per, probabilmente, sopperire ad un dispendio energetico. Foto dell’autore.
Questo faggio mostra come un ramo più piccolo e uno più spesso, dopo un costante attaccamento, si siano compenetrati vicendevolmente per, probabilmente, sopperire ad un dispendio energetico. Foto dell’autore.

  • Stratificazione esistenziale si riferisce al processo di stratificazione della materia inorganica. La nozione intende sottolineare l’orizzontalità del processo che esprime una sedimentazione e accumulazione di fenomeni o materiali. Come il processo di composizione e decomposizione della materia inorganica, nella stratificazione il processo non è lineare ma può essere concordante o discordante secondo il consolidamento negli strati. La stratificazione avviene con una relazione di sovrapposizione strutturale secondo determinati criteri. Materia inorganica e organica possono attivare una relazione stratigrafica quando si ha un lento accumulo di resti di organismi che fissano nei propri scheletri o gusci i sali minerali. Alla stratificazione appartiene anche la composizione della struttura molecolare o atomica della materia, ossia il modo in cui gli atomi sono aggregati tra loro, determinando le proprietà dei minerali. Basti pensare che il diamante e la grafite, entrambi formati solamente dal carbonio, ossia con la stessa composizione chimica39, hanno proprietà opposte. È una attività di raggruppamento e organizzazione a strati.

Immagine presa dal sito: https://www.intrageo.it/geologia/diamante-grafite/
Immagine presa dal sito: https://www.intrageo.it/geologia/diamante-grafite/
  • Compenetrazione stratificata della vyta. “Vyta” (Tripaldi 2020: 161) è un termine tradotto dalla nozione di “Lyfe” di Stuart Bartlett e Michael Wong (2020). Con questo concetto i due autori cercano di ampliare il concetto di vita secondo strutture innovative che non riusciamo a riconoscere a causa di una definizione ristretta di ciò che è vita e ciò che non lo è. Il termine è assai tecnico circa la definizione di nuove categorie derivanti da processi chimici capaci di includere una più ampia varietà di forme di vita. Tuttavia, la nozione pretende un cambiamento non solo strutturale nel campo della vita e della non vita, ma altresì culturale circa la continuità esistenziale che i viventi intrattengono con la materia che li circonda. In tal senso, la compenetrazione stratificata si erge certamente su di una base orizzontale, ma può crescere nella verticalità e in essa continuare un processo di compenetrazione da uno strato all’altro. La presente nozione allora ci induce a pensare all’emersione della vita dalla materia inorganica come processo trasversale che in nessun modo proponeva una divisione, ma soltanto soglie di passaggio da uno stato all’altro. Qualsiasi st(r)ato implica quattro nozioni che gli autori definiscono come caratteristiche fondamentali che si ergono sulla relazionalità della materia: la dissipazione, l’autocatalisi, l’omeostasi e l’apprendimento. Con queste quattro attività si è cercato di generalizzare il concetto di vita quale processo fra le cose, più che definire entità realizzate che seguono alcune dinamiche serrate. L’attività di compenetrazione stratificata della vyta privilegia la continuità e riciclo.

Essere nel mondo, per un umano come per una pietra, significa innanzitutto essere catturati da una relazione di immanenza reciproca. Non è tanto tra una cosa ed il mondo che si instaura tale relazione, ma tra le cose. Quando la dicotomia soggetto-oggetto, vita-nonvita cade, scopriamo che ogni azione è interazione, che ogni influenza è una interpenetrazione. Inoltre, poiché la relazione non può che avvenire tra oggetti eterogenei tra loro, significa che il luogo che ci ospita, la Terra stessa, non è che un oggetto che si compone, attraverso una costante compenetrazione stratificata, dei suoi elementi. E, propriamente per l’impossibilità di sciogliere gli elementi dell’ambiente mescolati tra loro, è possibile concepire ogni cosa come un ambiente. Certamente con differenti consistenze, organizzazioni, forme.

«Si potrebbe dire lo stesso della materia: essa non è ciò che separa e distingue le cose, ma ciò che ne consente l’incontro e la mescolanza. Essa non si riduce semplicemente allo spazio d’inerenza di una forma nel mondo. Piuttosto, attraverso di essa tutto è in tutto, niente può separarsi dal destino del resto, tutto si lascia attraversare dal mondo e può, quindi, attraversarlo». (Coccia 2018: 91)

Note:

35 National Geographic, “Minerali e gemme da tutto il mondo”, 2020.

37 Molto banalmente, in riferimento al pensiero di Deleuze, l’individuo è un composto, un intreccio di corpi e passioni, la singolarità, invece, è il suo laboratorio preindividuale di formazione. La singolarità non coincide con l’individuo, ma lo precede e lo costituisce.

39 La loro differenza dipende dal fatto che la grafite presenta atomi di carbonio disposti secondo maglie esagonali su piani legati da deboli forze, mentre il diamante ha una struttura compatta con intense forze attrattive fra gli atomi. Inoltre, le loro proprietà dipendono dall’ambiente entro cui si formano: la grafite si origina a poca profondità e dove la temperatura e la pressione sono basse; il diamante prende forma a notevoli profondità e in condizioni di temperature e pressioni molto alte. Si tratta in tutti in casi di polimorfismo.

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